Il progetto di ristrutturazione di un edificio in muratura, talvolta per ragioni strutturali o di economia, può non prevedere una nuova conformazione degli ambienti limitandosi alla sola reinterpretazione degli stessi: qui ho scelto riutilizzare ciò che avevo a disposizione individuando gli elementi da valorizzare per accordare infine un diverso carattere allo spazio. Nel ripensato questa casa di paese dall’aspetto rustico ho operato per sottrazione, eliminando ciò che non rispondeva al carattere che volevo conferirle. Ho seguito un’idea di semplificazione, riducendo all’essenziale senza finire nel minimale. Il minimale è stato ed ancora una scelta estetica cui si rifanno progetti di architettura che inseguono un’apparenza patinata e l’effetto design finendo talvolta per restituire ambienti candidi e impersonali. Sono sfuggita a questa modalità inseguendo il concetto di minimo, che mi è parso più fecondo. Ho cavato la materia superflua quella che occultava ciò che volevo mettere in luce, sgrossato finché non sono rimasti solo gli elementi con cui volevo lavorare: il minimo. In una casa di fattura modesta non si trovano tesori, ma se nel tempo non ha subito molte trasformazioni si rinvengono dettagli costruttivi tradizionali come solai in legno, volte scavate nella roccia, architravi in muratura, vecchie pitturazioni, focolari in muratura. Ho sintetizzato in planimetria gli elementi che ho scelto e mantenuto quale base da rielaborare. Il progetto ha preso avvio da questa dotazione minima.

Nell’eliminare tutti gli elementi che riconducessero a un carattere rustico o vernacolare, inseguivo un’idea di mediterraneità. Mi è sembrato di ritrovarla nella disposizione fluida degli ambienti che ho lasciato si susseguissero senza disimpegni: una teoria di varchi che si infilano uno nell’altro invita ad entrare nella stanza successiva in un flusso ininterrotto che culmina nelle terrazze con vista sul mare. L’ho poi trovata in quel modo di edificare che mima la natura, nel processo di sottrazione e addizione che dalla roccia cava e con la stessa costruisce, ho per questo recuperato le tante nicchie e cavità presenti nelle massicce pareti in pietra quelle che una volta assolvevano in modo economico alla funzione di arredo. Ancora mediterranea è la disposizione stessa del centro storico, arroccato su un costone di cui risulta essere il prolungamento artificiale e serrato verso il mare e il vento, da ciò ho voluto mutuare un atteggiamento di difesa che ho reso con la chiusura del vestibolo di accesso che ha restituito compattezza al fronte esterno.

La scelta dei materiali interni non poteva che essere il bianco della calce accostato al colore delle maioliche che si sono aggiunti alle cromie intense delle pitturazioni murali rinvenute e portate a nuova luce. Per gli arredi assieme ai committenti abbiamo operato una selezione che ci ha condotto a esporre pochi oggetti carichi di storia e significato: nicchie e cavità hanno preso vita valorizzate da luce e oggetti, i ganci nei solai che una volta sostenevano conserve sono stati riutilizzati per sospendere arnesi e forme, ogni cosa conferisce un aspetto vitale e dinamico alla casa come credo appartenga alla cultura mediterranea.
Progettazione e direzione lavori: arch. Taryn Ferrentino
















