architettura

scala per CASA SL

Nell’affidarmi l’incarico di ripensare l’elemento di collegamento fra i due livelli dell’appartamento nel centro storico di Reggio Emilia i committenti mi hanno espresso la volontà di alleggerire il soggiorno il cui spazio risultava saturato dalla presenza di un’imponente scala in legno che posizionata nel mezzo dell’ambiente ne spezzava la continuità. Non potendo variarne in modo radicale la posizione ho dapprima elaborato soluzioni che ne riducessero l’impronta sul pavimento per poi indagare la permeabilità dell’intero volume al fine di mitigare l’impatto complessivo. Operando per sottrazione ho scarnito la forma fino a trovarne lo scheletro, solo successivamente ho riempito l’intelaiatura dove risultava necessario  per dare agio alle abitudini e alle comodità che mi venivano richieste. Ho voluto sperimentare l’espressività di un oggetto wire (su cui avevo avviato una riflessione in questo articolo) creando una struttura al filo di ferro che potesse essere riempita dall’immaginazione di chi dovesse usarla. Privando la scala di alcuni elementi costitutivi (parapetto, alzata del gradino, ecc.) sostituti da una griglia che li suggerisce ciascuno può definire i propri contribuendo ogni volta al progetto.

Dal punto di vista costruttivo la presenza di una struttura metallica libera e di elementi lignei formalmente indipendenti posati o alloggiati come cassetti ha concesso a carpentieri e falegnami di lavorare in parallelo e in autonomia fino al momento del montaggio. La sfida progettuale è stata concepire la struttura in ferro compatibile con tutti i vincoli, per prime le dimensioni e la posizione dell’unico varco utile: una portafinestra al terzo piano di edificio storico e un passaggio angusto attraverso il cortile condominiale e il terrazzo a livello, poi l’intenzione di evitare l’esecuzione di saldature in opera, ridurre al necessario le giunzioni con vite e assicurare la possibilità di completare il montaggio nella stessa giornata in cui veniva smontata completamente la scala esistente. La soluzione è stata suddividere lo scheletro in elementi principali che ancorati alle murature tengono la struttura sospesa e secondari con funzione di giunzione e controventatura. Principali sono i tre grandi telai piani assemblati in officina per saldatura di tutte le connessioni, secondari sono gli elementi lineari, semplici aste da montare direttamente in cantiere per avvitatura. Questa soluzione ha consentito un montaggio preventivo in officina per testare oscillazioni o movimenti indesiderati, credo che l’esito sia sufficientemente visibile nelle mie espressioni prima e dopo la prova di sospensione della scala e nella soddisfazione del carpentiere.

Ciò che è venuto dopo è stato un susseguirsi ininterrotto di azioni cui non mancavano le complessità ma se penso che il giorno 26 novembre tiravamo in quota i grandi telai e il 29 i committenti avevano previsto la festa di inaugurazione con invitati, cantanti lirici e altri artisti, il buon esito mi sembra ancora un fatto straordinario. L’aver organizzato meticolosamente le fasi di esecuzione e cantiere non sarebbe bastato se non fossi stata affiancata da professionisti della carpenteria come i Cabiri Maurizio e Simone Reverberi e appassionati artigiani del legno come Luigi Bodecchi e il suo meraviglioso papà mastro Giampi.

Infine mai avrei potuto trovare committenti più aperti alle mie proposte di Silvia e Luca a loro (e ai gatti Pippo e Mimmo) va il merito di ridisegnare ogni giorno il mio progetto con le loro geometrie esistenziali.

 

Progettazione, calcolo strutturale, direzione lavori: arch. Taryn Ferrentino