
Letto in inglese T.urban si presta a una doppia pronuncia: turban (turbante) e the urban (urbano). Credo di essermi decisa per questo nome perché oltre che al mio copricapo principale volevo includere un riferimento alla città. Fin da principio ho stabilito la ricorrenza secondo cui ogni turbante portasse un nome di città e nel proporlo sui social ciascuno è stato accompagno ad un breve testo frutto di ispirazione tratta dalla texture del tessuto impiegato.


Alcuni turbanti hanno avuto il privilegio di essere arricchiti da una filastrocca di presentazione scritta da Irene Russo, che ringrazio infinitamente.

ABRAMACEVO (di Irene Russo)
Abramacevo è un turbante della Russia
molto amato dagli artisti e gli scrittori
rintanati in una specie di galassia
lontana dal Cremlino e dai clamori.
Chi lo porta sulla testa indi potrebbe
sentire un’improvvisa ispirazione
e immaginar poesie o curiose fiabe
che sfidano la vecchia tradizione.
S’io potessi portarti ad Abramacevo
ti vedrei davanti a una casa in legno:
al viandante in cerca di ultimo sollievo,
sottovoce chiedi il cuore come pegno.

BURANO (di Irene Russo)
Burano è un turbante veneziano
che riprende quelle case di laguna
ben in vista per chi viene da lontano:
le indovini con un colpo di fortuna.
Ogni casa ha il suo colore per mostrare
dove volge la sua barca il pescatore.
Ogni fascia ha il suo colore per vibrare
di un cangiante e imprevedibile splendore.
S’io potessi portarti a Burano
ti vedrei risalire per le scale,
affacciarti alla finestra e ad un gabbiano
dare un briciolo del tuo amor fatale.

LETCHWORTH (di Irene Russo)
Letchworth è un turbante d’Inghilterra
per chi fugge dal baccano di città
e raccoglie i suoi pensieri sempre in guerra
dentro a un cespo che gli dà serenità.
Nel turbante si consuma come un sogno
l’ideale di una vita verdeggiante
tra giardini, boschi e case con stagno
dove credersi una lady affascinante.
S’io potessi portarti a Letchworth
ti vedrei correre tra viali alberati
non per fretta, non per smania né per sport
ma rapita da conigli impomatati.

MEDELLIN (di Irene Russo)
Medellin è un turbante colombiano
che magnifica di fiori la tua testa,
ricreando un microclima un po’ mondano
dove suona sempre musica di festa.
Nelle strade dell’eterna primavera
non avrai mai troppo freddo né calore
tra i capelli, ma la compagnia sincera
di un turbante pien di luce e di colore.
S’io potessi portarti a Medellin
ti vedrei sfilare in pompa magna
tra quintali di boccioli o giù di lì
coltivati nei terreni di campagna.

UTRECHT (di Irene Russo)
Utrecht è un turbante dell’Olanda
vicino al mondo del neoplasticismo
piegato alle esigenze di filanda
e allo stile di un certo turbantismo.
Astratto, geometrico, essenziale
non chiede di piacere, ma si impone
con la libera espressione circolare
di una forma che ritorna in discussione.
S’io potessi portarti a Utrecht
ti vedrei attaccar briga in un locale
col pittore, a cui negheresti il placet
di aggiungere una riga in diagonale.

VATTARNES (di Irene Russo)
Vattarnes è un turbante dell’Islanda
elegante sulle teste congelate:
contro il freddo e la neve della landa
ti ripara anche le orecchie sventolate.
Nella nebbia ti si vede, che a distanza
come un faro tutt’arancio nell’Atlantico
stai avanzando col turbante in evidenza
e lo sguardo un po’ tra l’algido e il romantico.
S’io potessi portarti a Vattarnes
ti vedrei: piccolo punto nel candore
che decide di sparire dove né
la nebbia né l’oceano fan rumore.
